venerdì 15 febbraio 2008

Dal Blog di Giuseppe D'Agostino(trovate il blog tra i link amici)..

Ho la fortuna di conoscere e apprezzare molto Giuseppe D'Agostino, che tutti voi conoscerete come la voce("The Voice") delle partite rosanero. Mi piace molto parlare con lui e scambiare opinioni non solo sul calcio, anzi per lo più parliamo di altri sport ritenuti da entrambi molto più belli di quanto non lo sia il calcio stesso. Passando per il suo Blog ho letto questo articolo che fa riflette su quanto il calcio sia cambiato e su quanto sia giusto ricordare da dove veniamo. Ve lo riporto qui:


Due squadre "united" a Manchester


Le maglie con i colletti e il bavero. I numeri dall’uno all’undici. Nessuna strana scritta sul petto o sulle spalle, ma solo lo stemma della società, lì all’altezza del cuore. Niente deturpanti loghi o ridicole scritte di inquietanti sponsor, o cognomi da leggere ma magari non più da ricordare. Colori, solo quelli. E del resto, i nomi passano e vanno, ma solo i colori restano per sempre.Non so se sia questo il modo più giusto per celebrare il cinquantenario della tragedia di Monaco di Baviera, nella quale perì in un incidente aereo “la meglio gioventù” del calcio inglese di allora, ma certo è che rileggendo quelle prime quattro righe, il groppo in gola sale sicuramente più per la nostalgia che per la memoria.Nostalgia di un calcio che non c’è più, di una passione che ha imparato a trasformarsi sempre più sinistramente in furia distruttrice e a volte omicida. Un calcio che viveva di uomini e non di marchi, di simboli di lealtà e non di testimonial pubblicitari. Di sostanza e non di apparenza. Perché tanto i dribbling e i gol li vedeva solo chi stava allo stadio, e per sapere se la tua squadra in trasferta aveva vinto o perso dovevi aspettare di leggere i giornali del giorno dopo.Cinquant’anni fa, sulla pista ghiacciata dell’aeroporto tedesco, un manipolo di magnifici atleti e il loro grande allenatore Matt Busby a bordo di un velivolo maledetto, di ritorno dall’ennesimo trionfo di Coppa dei Campioni (già, allora si chiamava così) trovarono ingloriosa e dolorosa morte. Una tragedia che è stata spesso, e giustamente, accostata alla tragedia di Superga del Grande Torino di Valentino Mazzola. Tempi in cui i viaggi in aereo erano veramente una scommessa. E a volte le scommesse si perdono.Ed è così che la dirigenza dello United ha deciso che il derby di domani contro i rivali del City, uno dei più “caldi” del regno della Perfida Albione, debba trasformarsi in un momento di commovente ricordo e di deferente omaggio. Una meravigliosa quanto irreale macchina del tempo. Adottare le divise di allora? “Ok, good idea”. Ma non basta “…is not enough”. Per onorare la memoria dei “Busby Boys” deve esserci molto di più. E quindi ci vorrà rispetto per gli avversari, cuore in campo e sotto le maglie, sudore e lacrime, come il vero sport dev’essere. Come quelle lacrime che mi è sembrato, per un attimo solo, intravedere negli occhi di Sir Alex Ferguson durante la conferenza stampa di presentazione della partita.Da parte sua, quel meraviglioso gentiluomo di Sven Goran Eriksson (che non sarà “sir” ma che certamente è un “signore”) ha raccolto l’invito con sportività e ha garantito che i suoi ragazzi saranno all’altezza della partita e del ricordo degli otto giocatori scomparsi.La polizia, pragmaticamente, ha riportato tutti sulla terra dicendo che nessun “disturbo” sarà tollerato, ma mi piace pensare che non ce ne sarà bisogno.Così come mi piace pensare che da lassù, il buon Matt Busby, guardando quel ragazzotto portoghese con la faccia da birbante e le gambe al fulmicotone con il numero 7 sulle spalle, penserà “…però, non male il ragazzo..Con me sarebbe stato titolare”.

Giuseppe D'Agostino


Grazie Giuseppe, anche per il ricordo dedicato alla memoria della tragedia di Superga che fece molte vittime per i colori granata e per le famiglie di dirigenti, staff e calciatori. Nel cuore degli appasionati, la memoria delle loro gesta calcistiche rimmarrà nei nostri cuori insieme ai tanti ricordi rosanero e non!Viva lo sport..

1 commento:

Salvo ha detto...

Che dire...si può solo rimanere a bocca aperta e con gli occhi lucidi leggendo quanto ha scritto Beppe D'Agostino.
E' proprio vero, una volta non esisteva lo "sponsor"...mentre adesso è diventato di una importanza fondamentale. Una volta erano i tifosi i veri "sponsor" , mentre adesso in pratica si riesce a giocare "tranquillamente" a porte chiuse.
A proposito di "sponsor", io non mi ritengo affatto un superstizioso, anzi...quasi non sopporto l'idea di poterlo essere, però sinceramente a volerci, pensare bene, non è che da quando una "scritta pubblicitaria" (non oso neppure riscriverla...) è apparsa sulle maglie rosanero, le cose siano effettivamente andate benissimo... Meditate gente..meditate!!!

AL SUPER LIDO BATTAGLIA CON LA DISCOANIMATION!!